ANTROPOLOGICA

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Antropologia e Ricerca

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Il mio profilo è il risultato di una intersezione di competenze e conoscenze enll'ambito delle scieze sociali e della tecnica. Il mio percorso inizia con una formazione prettamente tecnica (Tecnico dell'Industria Elettrica ed Elettronica) e un breve passaggio dal corso di Ingegneria Nucleare, che mi ha fatto comprendere due cose:  attraverso il linguaggio della matematica, che l'infinitamente piccolo era molto meno 'materiale' e infinitamente più affascinante di quello che credevo, e che ero nel posto sbagliato. All'esame di Chimica mi fu detto "Sig. Malfatti, le do 22 perché lei non può venire all'esame ed inventarsi l'elettrolisi alla lavagna, l'ingegnere sà! Non inventa. Se vuole essere creativo si iscriva a filosofia!", cosa che ho fatto dieci anni dopo.

Dalla metà degli anni '80 sino all'inizio del 1993 la mia vita si è divisa tra la speleologia, il lavoro come libero professionista nel settore elettronico ed i viaggi.

Nel 1993 mi sono trasferito in Bolivia, dove ho iniziato a lavorare con una organizzazione non governativa locale in ambito educativo e nello sviluppo del territorio (Santa Cruz de la Sierra - Camiri). Sono rimasto due anni in Bolivia e questa esperienza mi ha portato ad una profonda critica verso l'ingenuo determinismo tecnologico con cui affrontavo i problemi. Ho deciso, sulla soglia dei trenta anni, di iniziare un nuovo ciclo di formazione nell'ambito delle scienze umane e sociali.

A Luglio del 1995 rientro in Italia ed inizio un percorso presso l'Università degli Studi di Siena. In questi anni sono riuscito, grazie al clima di collaborazione tra docenti e studenti presente nel dipartimento di Filosofia e Scienze Umane e Sociali, a intersecare con continuità gli studi teorici con sperimentazioni pratiche ed esperienze di lavoro in progetti di ricerca e azioni sul territorio.

Mi laureo nel 2007 conseguendo il titolo di Doctor Magister in Filosofia (laurea vecchio Ordinamento) con una tesi in antropologia Culturale dal titolo: Tecnologie digitali e ricerca etnoantropologica.

Come antropologo ho esperienza di ricerca in vari settori, tra i quali la valutazione di impatto sociale, gestione del territorio, conservazione del patrimonio di storia orale, applicazioni di Information Technologies per lo sviluppo ed antropologia visiva.

L'ultimo porgetto che ho realizzato è "Formazione Istituzionale, Ricerca e Documentazione per lo Sviluppo Agroforestale Sostenibile delle Comunità Mapuche del Cile" . novembre 2007 - marzo 2010 (info: sezione cooperazione di questo sito e sito ufficiale del progetto:  sites.google.com/a/unisi.it/mapuche/)

Appartengo stabilmente ai seguenti centri di ricerca:

Centro Ricerche EtnoAntropologiche (C.R.E.A.)

Centro Interdipartimentale di Studi sull'America indigena (CISAI) dell'Università di Siena

Collaboro dal 2007 con il Centro Studi Americanistici "Circolo Amerindiano' Onlus

Polveri sottili: cosa possiamo fare e quali sono le fonti di dati

Qualche giorno fa ho scritto due post sul mio sito personale, uno sulle fonti di emissioni di PM10 e le ordinanze  di idati e uno su "Accendere il fuoco dall'alto: ridurre emissioni e massima efficienza"

Due motivi mi hanno spinto:

1. Sento troppo spesso fare affermazioni senza citare quali sono le fonti. Se non ho dati e fonti, sono opinioni, che possono essere anche giuste, ma non possono essere una base di discussione. ARPAT, Unione Europea e ISPRA non sono ragionevolmente d'accordo, e con minime varia nel riportare che la principale fonte sia il riscaldamento. Mi piace parlare e confrontarmi, ma vorrei farlo su basi ragionevoli e non su sentito dire. SE qualcuno ha studi affidabili per confutare discutiamone. Ho quindi pubblicato Polveri sottili ed ordinanze con alcuni dati per avviare una riflessione sistematica. (Link alla fonte dati dell'immagine ARPAT)

2. Credo imporante pensare a cosa possiamo fare noi, piuttosto che concentrarci sempre su quell oche possono fare gli altri. Nello specifico, possaimo certo rifletter sulle politiche nazionali, ma poi dobbiamo nache pensare a quell che facicamo, dato che se bruciamo le potature, oltre a disperdere la maggior parte dei nutrienti sottratti alla terra, che si concentrano nelle ramaglie e nelle foglie, creiamo una gran quantità di PM10 e PM2,5. Accendere il fuoco dall'alto è una tecnica che da ottimi risultati, semplifica l'accensione del fuoco e riduce le emissioni.

 
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